"Da questa sconfitta fiorirà la futura vittoria. 'L'ordine regna a Berlino!'. Stupidi assassini! Il vostro ordine è costruito sulla sabbia. Già domani la rivoluzione si rimetterà in piedi e con un suono di tromba annuncerà, con vostro profondo orrore: 'Ero, sono, sarò!'"
Rosa Luxemburg, il giorno prima di essere catturata e uccisa.

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Lista COMUNISTA e ANTICAPITALISTA




Dichiarazione di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Se.
Oggi abbiamo presentato il simbolo e dato vita a una lista di sinistra, anticapitalista che unisce quattro forze politiche (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Consumatori uniti) in una comune proposta politica per l'Europa.Lo abbiamo fatto e continuereremo a farlo anche attraverso il contributo e le candidature di molti esponenti della sinistra, del mondo del lavoro e sindacale, del movimento femministra e ambientalista, del movimento lgbtq e pacifista. Questa lista, che lavora per un'uscita dalla crisi fondata sulla democrazia economia, sulla giustizia sociale e sulla solidarietà, rappresenterà un importante raggruppamento anticapitalista, comunista, socialista di sinistra, ambientalista in Italia e in Europa, e si ritrova intorno ai valori e ai simboli storici del movimento operaio italiano.


Chi vota la nostra lista saprà da subito dove andranno a sedere i nostri eletti e rappresentanti: nel gruppo del Gue/Ngl e nella Sinistra Europea, e cioè all'opposizione delle politiche liberiste di Maastricht e di Lisbona che hanno prodotto l'attuale devastante crisi economica europea e mondiale, politiche che vengono da molti anni votate e sostenute da tutti gli altri gruppi politici eletti in Europa, dai popolari ai socialisti passando per i liberali. Una vera "grande coalizione" liberista e antipopolare che vede e vedrà unite tutte quelle forze politiche che oggi fanno finta di contrapporsi in Italia, dalla Pdl di Fini e Berlusconi al Pd di Franceschini, passando per Di Pietro e Casini.


Chi vota la nostra lista invece vuole uscire da sinistra dalla crisi in Italia come in Europa da sinistra, tenendo assieme diritti sociali e diritti civili, chiedendo il pieno rispetto delle libertà dell'individuo nel campo sessuale come in quello etico insieme a un forte intervento pubblico in economia e alla nazionalizzazione delle banche, lottando per un'Europa libera, giusta e socialmente avanzata, ma anche per un'Europa neutrale e pacifista in politica estera, non asservita alle politiche della Nato, per una politica di pace e di democrazia.


Il nostro dunque non è un cartello elettorale ma una proposta politica precisa: riteniamo che si possa uscire dalla crisi, in Italia e in Europa, promuovendo più libertà e più eguaglianza, contro le politiche di un governo di destra che invece punta al totale e sfrenato liberismo e deregulation in economia ma che promuove politiche anti-liberali e totalitarie nel campo dei diritti civili.


A tal fine le quattro forze politiche che hanno dato vita a questa lista hanno deciso di riunirsi in un coordinamento che proseguirà anche dopo le elezioni.

Attivo GC

COMUNICAZIONE IMPORTANTE:
Venerdì 26 Marzo ATTIVO dei Giovani Comunisti di Napoli
preso la Federazione Provinciale del PRC sita in via Pasquale Scura, 72
Ore 16:30

E' IMPORTANTE LA PARTECIPAZIONE DI TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI!!

Pegolo: "Per una lista anticapitalista e comunista"


Intervista a Gianluigi Pegolo della segreteria nazionale del Prc


A poco più di settanta giorni dall’election day del 6 e 7 giugno prossimi, il processo di costruzione delle liste del Prc, aperte ad altre realtà della sinistra comunista ed anticapitalista, è in pieno svolgimento. Elezioni europee, ma anche amministrative per 4000 comuni e 73 province italiane. Una sfida importante per Rifondazione comunista, ma più in generale per la sinistra nostrana. Proprio in questi giorni sono in corso gli incontri tra le delegazioni dei movimenti, delle associazioni e delle forze politiche interessate a questo processo, ed i tre delegati del Prc, Gianluigi Pegolo, della segreteria nazionale, Ramon Mantovani e Mimmo Caporusso.


Con Pegolo tracciamo il profilo di questa lista elettorale aperta “alle lotte ed alle vertenze del territorio”con la “convergenza di forze comuniste ed anticapitaliste” che si identificano a livello europeo nel Gue. Non di secondaria importanza il tema delle amministrative, dove le eventuali alleanze di centrosinistra si faranno “solo se poggiano su proposte e pratiche di svolta”.


Quello che Rifondazione propone per le europee è semplicemente un cartello elettorale o processo politico più ampio?


Vogliamo dar vita ad una lista che raggruppi forze anticapitaliste e comuniste sulla base di proposte politiche qualificanti e di un’indicazione precisa per quanto riguarda la scelta di adesione ai gruppi parlamentari europei. I nostri eletti aderiranno al Gue e questo è un elemento vincolante. Ovviamente, per quanto riguarda la prospettiva per il futuro, fra le forze coinvolte vi sono progetti politici diversi, ma ciò non fa venir meno la qualità della proposta elettorale che, a nostro giudizio, qualifica questa lista come l’unica vera di sinistra.


Nell’ambito di questa discussione, quali saranno gli interlocutori politici privilegiati?


Abbiamo in corso trattative con il Partito dei Comunisti italiani, con Sinistra Critica e con Socialismo 2000 di Cesare Salvi. Tengo però a precisare che la lista non vuole caratterizzarsi esclusivamente come convergenza di forze politiche.


In che senso?


Nel senso che la nostra intenzione è quella di dare grande spazio all’espressione di movimenti, associazioni e istanze culturali. Vogliamo, insomma, che in questa lista vi sia una forte rappresentanza della società civile protagonista delle lotte in corso, penso a realtà di fabbriche importanti, ed espressioni delle vertenze territoriali. E’ necessario che il patrimonio di lotta di questo Paese abbia una forte proiezione in questo processo.


Qualcuno paventa, però, il rischio di una riedizione dell’Arcobaleno in chiave ristretta. Come scongiurarlo?


Il grande limite dell’arcobaleno è stato quello di dar vita ad una coalizione elettorale priva di una solida base politica. Basti pensare che su tutta una serie di temi vi erano differenze non di poco conto. Mi riferisco alla politica internazionale e allo stesso ruolo dell’Europa. Ma si potrebbero citare altri temi. Accanto a ciò, vi era un’evidente differenza d’idee sui rapporti da tenere col centrosinistra. L’Arcobaleno, inoltre, si presentava con un simbolo sconosciuto e come l’avvio di un processo che azzerava le singole identità e in particolare quella dei comunisti. Che quell’esperimento si sia concluso con un disastro era prevedibile, anche se forse non nella dimensione con cui si è prodotto.


Non tutti però danno questo giudizio…


Quello che è paradossale è che ancor oggi, infatti, qualcuno intende ripercorrere quella strada. Mi riferisco alla lista ‘Sinistra e Libertà’ che, non solo presenta i medesimi limiti dell’Arcobaleno, ma ne aggiunge degli altri.


A cosa ti riferisci?


All’annuncio che gli eventuali eletti al parlamento Ue, entreranno in gruppi diversi. La nostra lista, invece, ha un programma chiaro e alternativo alle politiche sostenute in questi anni in sede europea ed anche simbolicamente avrà un identità forte.


A proposito del simbolo, è stato più volte ripetuto che si “partirà” da quello di Rifondazione. Che significa?


Significa che offriamo agli elettori un riferimento riconoscibile nella quale ci si possa facilmente identificare. Naturalmente, proprio perché puntiamo sulla convergenza più ampia possibile di forze anticapitaliste e comuniste, diamo per scontato che non vi sarà la presentazione integrale del simbolo di Rifondazione perché dovrà essere riconosciuta la partecipazione di altri soggetti.

Sulle amministrative la partita politica è ancora più complessa, soprattutto per quanto riguarda le eventuali alleanze di centrosinistra. Come si muoverà il Prc su quel versante?


L’impegno sulle amministrative sarà molto consistente perché sono coinvolti la maggioranza dei comuni e delle province italiane. Rifondazione in molte realtà faceva parte di coalizioni di centrosinistra e la difficoltà nel riproporle è oggi ancor più evidente alla luce degli slittamenti moderati del Pd. Basti pensare alle aperture all’Udc, agli scivoloni filo-leghisti dei sindaci sceriffi ed al coinvolgimento, soprattutto in alcune realtà, di esponenti del Partito democratico in vicende giudiziarie. Oggi più di ieri, quelle alleanze sono possibili solo se poggiano su proposte e pratiche di svolta. Per questo abbiamo affermato più volte che la nostra base sono i contenuti come vero elemento discriminante. Nel caso in cui non fossero possibili quelle convergenze, daremo vita ad alleanze alternative cercando nei movimenti e nelle altre forze di sinistra i nostri interlocutori.


intervista di Tommaso Vaccaro


E ora la svolta a sinistra anche a Napoli!

A Napoli, nel Partito della Rifondazione comunista, dopo la scissione vendoliana che ha interessato solo ed esclusivamente i gruppi dirigenti, è iniziato un lungo percorso per sostituire i vecchi quadri e il vuoto politico ed organizzativo prodottosi con la loro uscita dal Partito. All’interno del Comitato Politico Federale, si sono così creati due blocchi politici contrapposti, che si differenziavano soprattutto per la proposta politica e per il modo di intendere il Partito. Un blocco composto da una parte dei compagni della seconda mozione insieme ad “Essere Comunisti”, più un altro pezzetto del primo documento caratterizzatosi per l’arroganza con cui si è posto, ma anche per una linea politica, che ha tentato di imporre, in totale sintonia con le scelte della vecchia dirigenza vendoliana e totalmente appiattita su un esasperato istituzionalismo.


Dall’altra parte, invece, un gruppo di compagni composto da un pezzo della minoranza, con una quota del primo documento, tutta la terza mozione (Sinistra comunista e l’Ernesto) e il quarto documento (Falce e Martello), che invece si è distinto per la sua proposta politica di forte discontinuità rispetto al passato e soprattutto a favore di un rilancio reale di Rifondazione comunista, evitando di spaccare il partito sulle personalità contrapposte e parlando di politica. Purtroppo, mentre quest’ultima “grande sensibilità”( pur con tutte le sue differenze interne) continuava a chiedere dialogo e proposte concrete, l’altra rispondeva con comunicati stampa (in uno di questi il nostro segretario nazionale veniva anche descritto come una persona “confusa”) proponendo solo nominativi e spingendo per la partecipazione alle primarie e per costruire l’alleanza col PD per le prossime elezioni provinciali, naturalmente senza specificare le proposte programmatiche sulle quali questa dovrebbe basarsi. Così, tra un CPF e l’altro, è passato quasi un mese, nell’ambito del quale quei compagni sono riusciti soltanto a presentare una candidatura per la segreteria della Federazione, quella del compagno Franco Nappo, naturalmente senza affiancare alla candidatura un documento politico su cui intraprendere una discussione comune. La situazione è rimasta invariata fino a lunedì sera scorso, data in cui è stato convocato l’ultimo Comitato Politico Federale. Con gli interventi che si sono succeduti, tantissimi compagni hanno chiesto espressamente di ritirare qualsiasi candidatura, per evitare di paralizzare il Partito, dichiarando che non era impossibile l’unità (elemento fondamentale, viste le condizioni in cui ci troviamo) se solo si fosse iniziato a parlare veramente di politica. Per rafforzare questo ragionamento si è fatto anche l’esempio dei Giovani Comunisti napoletani che, nonostante le differenze interne, sono riusciti a trovare una sintesi tenendo insieme tutte le sensibilità presenti al loro interno, scrivendo congiuntamente un documento in cui vengono evidenziati alcuni campi di lavoro per rilanciare l’Organizzazione. Purtroppo ogni appello alla responsabilità è caduto nel vuoto, e quei compagni che avevano già in precedenza lanciato la candidatura di Franco Nappo come segretario provinciale, hanno preteso che la proposta fosse messa ai voti. Le votazioni hanno però confermato quello che altri compagni volevano scongiurare, infatti c’è stato un pareggio, con 43 si e 43 no (più un astenuto). Nappo non è stato eletto ed il Partito è risultato spaccato esattamente in due. Dopo le votazioni, in tanti si chiedevano ancora se fosse necessario arrivare alla conta, visto che anche la segreteria nazionale si era espressa in favore di evitare questa soluzione. Purtroppo qualcuno, pur di conservare la propria poltrona, non ha voluto sentire ragioni.


A Napoli, lunedì, è stata evitata una deriva istituzionalista del nostro Partito, ma il lavoro da fare non è ancora finito, perchè dopo aver evitato le svolte a destra è altrettanto necessario iniziare a svoltare a sinistra. E’ ora che anche Napoli venga dato seguito alla svolta stabilita con il congresso di luglio. E’ ora che Chianciano arrivi anche a Napoli.


di Beniamino Simioli - CPF Napoli e Resp. GC Marano
pubblicato anche su http://www.sinistracomunista.it/

Impariamo dagli operai di Pomigliano, ricominciamo dal lavoro

Come era ampiamente prevedibile le conseguenze della crisi del capitalismo neoliberista sono drammatiche. Chi in questi anni ha guadagnato più del dovuto, ora pretende non solo di socializzare le perdite, ma anche di scaricare tutti gli effetti nefasti della crisi sui lavoratori, sui pensionati, sui disoccupati e sulle fasce più deboli della società. In un contesto sociale simile i conflitti aumentano e lo scontro di classe si fa sempre più duro. In quest’ottica si può anche facilmente capire come alcuni provvedimenti assunti dal governo (per fare un esempio, la norma antisciopero) si inseriscono in un disegno più ampio che ha come fine quello di eliminare, o comunque di limitare e indirizzare, il conflitto.

In una situazione generale certamente non positiva, la condizione dello stabilimento Fiat di Pomigliano è particolarmente critica. Operai che hanno sempre lavorato al massimo delle loro possibilità, per un salario che garantiva la sola sopravvivenza, ora vedono concretizzarsi la perdita del loro posto di lavoro, sperimentando sulla propria pelle quanto possa essere feroce e brutale la morsa del capitale. I lavoratori di Pomigliano però non si sono arresi, non sono rimasti immobili di fronte alle parole piene di indifferenza e arroganza del signor Marchionne, che nonostante sia stato considerato a lungo come l’uomo della provvidenza dalla maggioranza delle forze politiche, riesce soltanto a chiedere finanziamenti allo Stato. Gli operai di Pomigliano (con il contributo concreto dei compagni del circolo PRC presente in fabbrica) hanno iniziato la loro lotta e, forse proprio perché non hanno abbassato la testa, è arrivata la repressione, sono arrivate le cariche della polizia, ma neanche questo ha fermato i lavoratori in lotta. Così, tra un picchetto e l’altro, gli operai, insieme al sindacato, hanno organizzato lo straordinario sciopero del 27 Febbraio, che ha portato migliaia di persone nelle strade di Pomigliano, e che ha visto anche la partecipazione del nostro Partito. Nonostante l’ottima riuscita dello sciopero, nessuno si è però fatto illusioni. Ogni singolo lavoratore, qualche istante dopo la conclusione della manifestazione, era ancora più convinto della giustezza della strada intrapresa, ma anche perfettamente cosciente delle difficoltà tutt’altro che superate. Il 5 Marzo anche il nostro segretario nazionale ha sentito la necessità di manifestare la solidarietà e la vicinanza sua e di tutto il Partito, alla lotta dei lavoratori di Pomigliano, partecipando ad un’assemblea con gli operai, organizzata dai compagni del circolo PRC “Fiat Auto-Avio”, in cui era presente anche il segretario generale della FIOM, Gianni Rinaldini. Ferrero è intervenuto in una sala gremita di gente, indicando le soluzioni per uscire dalla crisi, e cioè una vera redistribuzione della ricchezza, l’ampliamento e il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, la pretesa che non ci siano licenziamenti, un produzione che possa essere più rispettosa dell’ambiente, non riducendo i posti di lavoro, ma aumentandoli. Naturalmente il segretario ha anche specificato che per raggiungere tali obbiettivi è necessario rompere la cappa di consenso che c’è intorno al governo e mantenere la massima unità tra i lavoratori, sottolineando che Rifondazione deve avere proprio questo compito, essendo parte attiva di ogni conflitto. All’assemblea hanno preso la parola tantissimi operai, ognuno portatore della propria storia personale e perfettamente consapevole della durezza della lotta e della chiara intenzione del governo di scatenare una guerra tra poveri. Proprio per questo, infatti, la totalità degli interventi richiamava all’unità dei lavoratori, precisando che solo così si può vincere.

Ed è proprio guardando Pomigliano e suoi operai che si capisce che è da questo popolo (gli operai e i lavoratori in generale) che il nostro Partito deve ricominciare. Nonostante gli errori commessi, la nostra gente è disposta a darci ancora una possibilità. Non possiamo deluderla ancora.

Beniamino Simioli - CPF di Napoli e Resp. GC Marano