"Da questa sconfitta fiorirà la futura vittoria. 'L'ordine regna a Berlino!'. Stupidi assassini! Il vostro ordine è costruito sulla sabbia. Già domani la rivoluzione si rimetterà in piedi e con un suono di tromba annuncerà, con vostro profondo orrore: 'Ero, sono, sarò!'"
Rosa Luxemburg, il giorno prima di essere catturata e uccisa.

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Solidarietà con la Rivoluzione Cubana


Nel corso della riunione dei partiti membri ed osservatori che compongono il Partito della Sinistra Europea, tenutasi a Roma gli scorsi 17 e 18 aprile, è stata approvata una mozione di solidarietà con il popolo cubano, in occasione del 50mo anniversario della Rivoluzione Cubana. Ne riportiamo il testo.


Il Partito della Sinistra Europea manifesta al popolo cubano tutta la sua solidarietà ed amicizia in occasione della celebrazione del 50mo anniversario della Rivoluzione Cubana.La Rivoluzione Cubana ha migliorato concretamente la vita del popolo cubano, costituendo un esempio di resistenza nazionale e rappresentando una speranza per i popoli che lottano per la liberazione in tutta l'America Latina e in altri continenti del mondo. In tutti questi anni, il popolo cubano ha resistito a tutti gli attentati alla sua indipendenza, alla sua libertà ed al suo progetto socialista. Ha respinto gli incessanti assalti da parte degli Stati Uniti, ma anche dell'Unione Eruopea e di altri paesi europei su molti fronti: militare, economico, finanziario e propagandistico.

Camorra. Non un fenomeno antisistemico, ma conseguenza stessa del capitalismo

Siamo abituati a vedere la camorra e le altre forme di criminalità organizzata come un fenomeno antisistemico, e forse anche i giovani affiliati ai clan (mi riferisco a quelli che si trovano in fondo alla piramide) hanno questa concezione. Invece non è cosi, ed il riferimento non è solo ai fenomeni di corruzione o di vicinanza con certa “politica”, il ragionamento è molto più ampio.

Tuttavia prima di arrivare ad un analisi generale è opportuno dedicare un po’ di attenzione alla situazione particolare che quotidianamente vivo, la situazione della mia terra: Napoli.

Dalle mie parti, soprattutto in periferia, è facile imbattersi in una serie di piccoli comuni soffocati dal cemento. Per anni la parola d’ordine è stata: costruire, e si è costruito, con piani regolatori ad hoc che invece di puntare sulla vivibilità delle città, hanno mirato solo ed esclusivamente a fare aumentare i profitti dei grandi costruttori, di frequente legati ad interessi di stampo camorristico. Cosi, con il passare degli anni, la speculazione edilizia non solo ha creato accozzaglie di cemento dove è impossibile condurre una vita decente , ma è andata a riempire le casse della camorra. Sarebbe però ingenuo pensare che il giro di affari si ferma qui. I guadagni sono innumerevoli e il più delle volte quelli più redditizi sono ignorati dalla stragrande maggioranza delle persone, che ha ancora l’idea, molto lontana dalla realtà, del “camorrista da fiction”. C’è però un'altra questione che è importante toccare: Il dato elettorale e la forte influenza della criminalità organizzata sulle giunte locali (soprattutto quelle meridionali). Basta analizzare i dati di ogni tornata, per accorgersi che insieme ad alcuni personaggi “politici” si muovono anche grandi fette di elettorato, ciò a significare come sia forte l’influenza dei clan in alcuni territori e come questi riescano ad orientare le politiche delle varie giunte. Senza alcuna difficoltà, è possibile affermare che nella stragrande maggioranza dei consigli comunali del Meridione, gli interessi della camorra o comunque delle varie mafie trovano sempre un rappresentante diretto. Fortunatamente, in alcune circostanze, i rapporti di forza politici sono sfavorevoli alle organizzazioni criminali, ma anche quando queste ultime non sono particolarmente forti, segnano comunque la loro presenza e ad ogni passo tentano di deviare il percorso dell’amministrazione.

Pensare di risolvere questi problemi con la repressione e con gli eserciti è qualcosa di folle. Il problema è, infatti, culturale, ma soprattutto sociale. Interi territori lasciati al degrado più totale non possono che essere terreno fertile per i clan e per la loro opera di reclutamento. Mi limito a fare un solo esempio per dimostrare come una deriva culturale e sociale possa spianare la strada a queste organizzazioni, parlando dell’Ilva di Bagnoli e più in generale del quartiere operaio che era ad essa collegato. A Bagnoli, la camorra, era praticamente assente. Il livello culturale medio era piuttosto elevato e i lavoratori avevano un tenore di vita rispettabile. Poi un giorno si decise che quella doveva diventare una zona turistica e che quella fabbrica (che grazie all’impegno e al lavoro dei suoi operai era diventata l’orgoglio del mezzogiorno), doveva essere chiusa, e cosi si avviò la dismissione. L’impatto sociale fu tremendo, una vera e proprio macelleria di cui, ancora oggi, si pagano le conseguenze; ma quello che mi interessa sottolineare e che da quel giorno la camorra iniziò ad entrare anche a Bagnoli. Ma torniamo alla questione più generale e cioè la camorra vista non come un movimento antisistemico. In una società capitalistica basata sull’accumulazione di capitale, che pone al centro non il benessere della collettività ma l’aumento del profitto, è naturale che si sviluppi un pezzo di mercato illegale, che si muove nell’ombra e cerca di trarre vantaggio da tutto ciò. Il camorrista è, in tal senso, prima di tutto un imprenditore e se in una economia di mercato l’unica cosa che conta è battere la concorrenza, ogni mezzo diventa lecito. Dunque le mafie non si pongono in opposizione al capitalismo, ma sono una sua diretta ed inevitabile conseguenza. Ecco perché la criminalità organizzata non interessa solo alcune area geografiche (dove magari e più visibile) ma è un fenomeno globale. Nonostante questo non può mancare la fiducia che un giorno la barbarie capitalista finirà e con lei tutte le barbarie ad essa collegate.

di Beniamino Simioli - Comitato di Gestione dei Giovani Comunisti di Napoli
pubblicato anche su: www.sinistracomunista.it

Documento GC Napoli

Di seguito il Documento approvato all'attivo (06/04/2009) dei Giovani Comunisti di Napoli:

Giovani Comunisti di Napoli – come uscire dalla crisi

Bilancio dell’organizzazione

Un giudizio complessivo dell’attività dell’organizzazione dei Giovani Comunisti di Napoli va dato innanzitutto alla luce dei processi reali in atto nel nostro Paese negli ultimi mesi, dell’atteggiamento dei GC nelle lotte sociali, degli avvenimenti che hanno recentemente coinvolto il Partito della Rifondazione Comunista. Alcune evidenti lacune dell’organizzazione, sia nelle modalità di azione nella società che in quelle organizzative e di partecipazione, vanno evidenziate.
Il primo punto riguarda il comportamento che i GC hanno assunto rispetto al movimento studentesco dello scorso autunno. Di fronte ad un fenomeno di massa che non ha precedenti nella nostra storia recente, e che ha costituito per molti giovani la prima esperienza di partecipazione politica, i GC hanno scelto una presenza “liquida”, non strutturata. Nonostante da singoli moltissimi Compagni e Compagne si siano spesi a fondo nel movimento studentesco, riconoscendo in questo un fenomeno di estrema importanza, la nostra assenza come struttura organizzata ha impedito che i GC potessero apportare contributi specifici al dibattito. E' infatti mancato un soggetto, quale avrebbero potuto e dovuto essere i GC, che si adoperasse per costruire una connessione forte tra le istanze degli studenti e quelle dei lavoratori, che in quello stesso periodo vedevano realizzarsi i primi attacchi ai loro diritti. Ed invece, ad opera di quelle strutture politiche preesistenti che si sono poste alla sua direzione, il movimento studentesco si è tinto di venature autoreferenziali e “studentiste”, che ne hanno fatto rapidamente scemare la portata.
Il secondo limite degli ultimi anni di attività dell’organizzazione si attesta al livello del conflitto capitale/lavoro. Pur avendo fatto delle questioni della precarietà un punto fermo del dibattito politico, la struttura dei GC non si è realmente impegnata in un lavoro cosciente verso i posti di lavoro, dalle grandi fabbriche ai call center, fino ai lavoratori dell’università. Questo appare tanto più pericoloso e dannoso per la nostra organizzazione in un momento di recessione economica come quello attuale, e in una realtà come quella napoletana, con l’intero settore industriale in piena crisi.
Un’ulteriore falla va rilevata nelle modalità organizzative e nel deficit democratico della struttura, che troppo poco si è spesa per assicurare il coinvolgimento delle realtà territoriali e dei militanti di base, determinando una sostanziale compressione degli spazi di dibattito partecipato e di elaborazione politica.
Su tutto ciò, si è abbattuta drammaticamente la scissione ad opera della cordata Vendola-Migliore-Giordano. Per i Giovani Comunisti di Napoli, questa ha significato il crollo degli organismi dirigenti, con il quasi azzeramento dell’Esecutivo e del Coordinamento Provinciale. Vale la pena notare che molti dei GC che hanno abbandonato l’organizzazione sono usciti dal Partito non per seguire il progetto Vendola, ma su una terza linea di stampo disobbediente e post-ideologico. Ed è questa una sconfitta per un’organizzazione giovanile che si definisce comunista, e che dovrebbe impegnarsi nel sostenere la validità della forma-partito come modalità di partecipazione democratica alla politica.

Fase politica e proposte per rilanciare i Giovani Comunisti

Il contesto sociale, politico ed economico in cui ci troviamo richiede, ora più che in passato, un impegno ingente. In un Paese in piena crisi economica, e dov’è a rischio la stessa tenuta democratica e civile, non possiamo permetterci di rimanere inattivi.
La svolta a destra è la risposta che il Governo Berlusconi ha fornito alla crisi economica. I tagli previsti per il settore delle scuole e delle università si inseriscono all'interno di un più ampio progetto di smantellamento dello Stato sociale, a cui si è accompagnata una netta compressione dei diritti economici, politici, civili, individuali. L'autoritarismo del governo si manifesta in maniera sottile ma determinata nei confronti dei lavoratori, delle loro lotte e dei loro diritti già duramente colpiti sul fianco economico della crisi. In quest'ottica, i continui attacchi mediatici e legislativi ai dipendenti pubblici e i provvedimenti sul diritto di sciopero si configurano come i mezzi con i quali si tenta di arginare la portata delle loro istanze conflittuali. L'autoritarismo è invece tendenza più palese, legandosi allo spettro securitario, nelle nuove norme sui migranti, come l’introduzione delle ronde, la schedatura di rom e senzatetto, l’obbligo per i medici di trasformarsi in delatori. Norme che hanno provocato, anche sul nostro territorio napoletano, lo sdoganamento di un pericolo senso comune intollerante e il verificarsi di inquietanti fenomeni di aggressività e violenza verso lo straniero.

E’ proprio a partire da queste emergenze che i GC devono ritrovare una linea politica solida e condivisa, a partire dalla quale costruire iniziative e mobilitazioni, per portare contributi politici ed organizzativi specifici all’interno delle lotte.
Riteniamo che la nostra attività vada dunque focalizzata su alcuni settori:

- il conflitto capitale/lavoro, dove l'impegno dei GC dev'essere di assoluto sostegno alle lotte di tutti quei giovani lavoratori troppo spesso abbandonati da partiti e sindacati, facendo attenzione alle vertenze territoriali come quella del plesso di Pomigliano d’Arco, dove la crisi sta mettendo a rischio i redditi di circa ventimila famiglie e la percentuale dei lavoratori con meno di 29 anni raggiunge picchi del 27% (caso Fiat).

- la rivendicazione delle tematiche dell'antifascismo, impegnandoci per la costruzione di un’iniziativa di mobilitazione per la giornata del 25 aprile, per rivendicare la Resistenza non soltanto come lapide da commemorare, ma come esperienza più che mai attuale;

- la ripresa del conflitto studentesco, non soltanto universitario ma anche degli studenti medi: facendo tesoro dell’esperienza dello scorso autunno, i GC dovranno sviluppare una piattaforma programmatica propria sul tema del diritto all'istruzione, per agire come soggetto autonomo ed organizzato, capace di dare continuità alle lotte e di connettere le istanze studentesche con le altre vertenze;

- la costruzione e l’organizzazione delle mobilitazioni contro il G8, nelle quali sta ai GC il compito di farsi promotori e collettori di un più ampio fronte contestatario e anticapitalista;

Il tutto, a partire dalla rivendicazione della centralità e di una reale autonomia della nostra organizzazione, e ponendo particolare attenzione alla diffusione dell'iniziativa politica non nella sola città di Napoli, ma anche nelle periferie della provincia.

L'attuale situazione emergenziale dei GC ci pone come obiettivo fondamentale quello della tenuta politica della nostra organizzazione. Ma può essere questa un' opportunità fondamentale per operare un profondo rilancio della nostra azione e una riformulazione su basi democratiche dell'elaborazione politica. Riteniamo che i GC possano divenire fautori di una linea politica propria, che stimoli il dibattito tra le differenti sensibilità, configurandosi, soprattutto in questo momento, come il pungolo che, da sinistra, stimoli l'intero Partito a livello federale a rilanciare la propria presenza ed attività nei conflitti. È sulla base di queste considerazioni che crediamo che il nostro dibattito debba concentrarsi sul compito fondamentale di ricostruzione della struttura dei GC e di come ricondurla su un percorso politico democratico, condiviso e partecipato. L’unica strada perseguibile è quella di una gestione politica collettiva che abbia come obiettivo prioritario la riattivazione dei militanti sui territori e una partecipazione quanto più ampia e diffusa possibile al rilancio della nostra organizzazione; riteniamo che a questo scopo corrisponda una precisa modalità organizzativa, che proponiamo di adottare temporaneamente sino alla convocazione della Conferenza nazionale:

- deve innanzitutto darsi l’integrazione del Coordinamento provinciale sulla base di rappresentanze territoriali, per dare voce a quelle realtà che non hanno rappresentanza nonostante vedano la presenza e la militanza di gruppi di GC. Questo allo scopo di restituire al Coordinamento il ruolo che gli è proprio di luogo legittimo e centrale dell'elaborazione politica;

- riteniamo altresì indispensabile che dall’attivo scaturisca l'istituzione di un Organismo di gestione provvisorio e paritetico, composto da un/una Compagno/a per ogni sensibilità di quelle rimaste all'interno del Coordinamento democraticamente eletto nell'ultima Conferenza GC. Nel compito di traghettare la struttura fino alla conferenza, il comitato provvisorio avrà funzioni esecutive ed operative delle decisioni del coordinamento, di stimolo alla discussione politica democratica, di monitoraggio della trasparenza del tesseramento.

Solo ripartendo dalla comune volontà di ricostruire i Giovani Comunisti e dalla necessità della nostra presenza nei conflitti, potremo rimettere al centro la Politica attraverso un percorso condiviso e inclusivo.

Comitato di Gestione GC Napoli

L’attivo dei Giovani Comunisti di Napoli ha stabilito la costituzione di un Comitato di Gestione, in sostituzione del vecchio Esecutivo (uscito dal Partito con la scissione vendoliana). Il Comitato dovrà traghettare l’Organizzazione giovanile del PRC fino alla prossima conferenza nazionale che si terrà entro Dicembre 2009.

I componenti del Comitato di Gestione sono:

Antonio Perillo (circolo di Bagnoli)
Daniele Quatrano (circolo del Vomero)
Pierluigi Foglia Manzillo (circolo di Castellammare di Stabia)
Livio barbagallo (circolo Universitario)
Beniamino Simioli (circolo di Marano)