In una situazione generale certamente non positiva, la condizione dello stabilimento Fiat di Pomigliano è particolarmente critica. Operai che hanno sempre lavorato al massimo delle loro possibilità, per un salario che garantiva la sola sopravvivenza, ora vedono concretizzarsi la perdita del loro posto di lavoro, sperimentando sulla propria pelle quanto possa essere feroce e brutale la morsa del capitale. I lavoratori di Pomigliano però non si sono arresi, non sono rimasti immobili di fronte alle parole piene di indifferenza e arroganza del signor Marchionne, che nonostante sia stato considerato a lungo come l’uomo della provvidenza dalla maggioranza delle forze politiche, riesce soltanto a chiedere finanziamenti allo Stato. Gli operai di Pomigliano (con il contributo concreto dei compagni del circolo PRC presente in fabbrica) hanno iniziato la loro lotta e, forse proprio perché non hanno abbassato la testa, è arrivata la repressione, sono arrivate le cariche della polizia, ma neanche questo ha fermato i lavoratori in lotta. Così, tra un picchetto e l’altro, gli operai, insieme al sindacato, hanno organizzato lo straordinario sciopero del 27 Febbraio, che ha portato migliaia di persone nelle strade di Pomigliano, e che ha visto anche la partecipazione del nostro Partito. Nonostante l’ottima riuscita dello sciopero, nessuno si è però fatto illusioni. Ogni singolo lavoratore, qualche istante dopo la conclusione della manifestazione, era ancora più convinto della giustezza della strada intrapresa, ma anche perfettamente cosciente delle difficoltà tutt’altro che superate. Il 5 Marzo anche il nostro segretario nazionale ha sentito la necessità di manifestare la solidarietà e la vicinanza sua e di tutto il Partito, alla lotta dei lavoratori di Pomigliano, partecipando ad un’assemblea con gli operai, organizzata dai compagni del circolo PRC “Fiat Auto-Avio”, in cui era presente anche il segretario generale della FIOM, Gianni Rinaldini. Ferrero è intervenuto in una sala gremita di gente, indicando le soluzioni per uscire dalla crisi, e cioè una vera redistribuzione della ricchezza, l’ampliamento e il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, la pretesa che non ci siano licenziamenti, un produzione che possa essere più rispettosa dell’ambiente, non riducendo i posti di lavoro, ma aumentandoli. Naturalmente il segretario ha anche specificato che per raggiungere tali obbiettivi è necessario rompere la cappa di consenso che c’è intorno al governo e mantenere la massima unità tra i lavoratori, sottolineando che Rifondazione deve avere proprio questo compito, essendo parte attiva di ogni conflitto. All’assemblea hanno preso la parola tantissimi operai, ognuno portatore della propria storia personale e perfettamente consapevole della durezza della lotta e della chiara intenzione del governo di scatenare una guerra tra poveri. Proprio per questo, infatti, la totalità degli interventi richiamava all’unità dei lavoratori, precisando che solo così si può vincere.
Ed è proprio guardando Pomigliano e suoi operai che si capisce che è da questo popolo (gli operai e i lavoratori in generale) che il nostro Partito deve ricominciare. Nonostante gli errori commessi, la nostra gente è disposta a darci ancora una possibilità. Non possiamo deluderla ancora.
Beniamino Simioli - CPF di Napoli e Resp. GC Marano
pubblicato anche su http://www.sinistracomunista.it/
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