"Da questa sconfitta fiorirà la futura vittoria. 'L'ordine regna a Berlino!'. Stupidi assassini! Il vostro ordine è costruito sulla sabbia. Già domani la rivoluzione si rimetterà in piedi e con un suono di tromba annuncerà, con vostro profondo orrore: 'Ero, sono, sarò!'"
Rosa Luxemburg, il giorno prima di essere catturata e uccisa.

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Fiat, nuova cig a Pomigliano. Operai in rivolta

di Roberto Farneti
su Liberazione del 18/02/09

Solo un genio dell'economia come il ministro Claudio Scajola poteva pensare che sarebbe bastato stanziare 1,2 miliardi di euro a sostegno del solito "pacchettino" di incentivi sull'acquisto di auto nuove per arginare gli effetti di una crisi dalle dimensioni epocali. Che ci voglia ben altro lo si capisce da come si stanno muovendo gli altri paesi, a partire dagli Stati Uniti. Non tanto per l'ammontare degli aiuti al settore messi in campo dal governo americano (13,4 miliardi di euro) quanto per i vincoli posti alle "major" di Detroit: mantenimento degli stabilimenti negli Usa, investimenti su vetture ecologiche, riduzione dei compensi ai manager. In Italia non c'è ancora niente di tutto questo e così il rischio che il paese possa perdere l'unica grande azienda nazionale non è affatto scongiurato, al punto da essere stato evocato ieri dal vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, nel corso di un'audizione in commissione Lavoro della Camera.I primi a capire il vento che tira, come spesso accade, sono i mercati. Ieri il titolo Fiat ha perso a Piazza Affari il 6,69% a causa di voci, poi smentite ufficialmente, di un aumento di capitale da due miliardi di euro. Non sono state invece smentite le indiscrezioni secondo cui il Lingotto avrebbe ottenuto una linea di credito da un miliardo di euro da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Credit Agricole. Il Lingotto ha 4,8 miliardi di euro di debito in scadenza quest'anno.La giornata nera della Fiat in Borsa non è nemmeno paragonabile a quella vissuta dai 5mila operai dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, ai quali ieri sono state comunicate via Sms altre cinque settimane di cassa integrazione. Le tute blu rientreranno al lavoro il prossimo 9 marzo, per poi fermarsi nuovamente il 14 dello stesso mese e riprendere il 20 aprile prossimo. Campare con 750 euro al mese è dura per chiunque, figuriamoci per chi è costretto a farlo dal settembre scorso.Immediata la reazione dei lavoratori, tornati a manifestare a Napoli per la prima volta dopo gli incidenti e le botte ricevute dalla polizia sull'autostrada Napoli-Roma. Circa duemila operai si sono mossi in corteo da piazzale Tecchio, a Fuorigrotta, nei pressi dello stadio San Paolo, per dirigersi davanti agli studi della Rai, dove hanno dato vita a un presidio pacifico, anche se momenti di tensione con le forze dell'ordine non sono mancati. Pomigliano è l'esempio lampante di quanto possa essere limitato l'impatto degli incentivi varati dal governo. Per favorire l'acquisto di veicoli meno inquinanti, è stato correttamente fissato un limite per accedere al bonus sulla base delle emissioni dei gas di scarico. Limite che per le auto a benzina è di 140 grammi/km di Co2, mentre per quelle a gasolio è di 130. Il problema di Pomigliano è che produce tutti modelli sopra i 140 grammi/km. Anche a Cassino, dove si producono Bravo e Lancia Delta, la situazione non è affatto rosea. «Attualmente gli operai fanno due settimane di cassa integrazione al mese - spiega Enzo Masini della Fiom nazionale - qualcosa potrà migliorare quando uscirà il modello a metano della Bravo». Discorso diverso alla Fiat di Mirafiori, dove si annuncia una settimana in meno di cassa integrazione a febbraio per i lavoratori addetti alla produzione dell'Alfa Mito e della Multipla. Cassa integrazione sospesa anche a Melfi, dove oltre alla Grande Punto si producono modelli a metano e gpl.Una disparità di trattamento che, a lungo andare, potrebbe incrinare la solidarietà tra i lavoratori. Lo sanno bene Fim, Fiom, Uilm e Fismic che adesso chiedono «un tavolo permanente con il governo, la Fiat e il mondo delle imprese per affrontare la crisi» e affermano che «qualsiasi intervento a favore del settore deve prevedere un esplicito impegno delle imprese a non licenziare, a non chiudere stabilimenti e a non delocalizzare». Con il documento approvato ieri dal coordinamento nazionale unitario, i sindacati chiedono anche al gruppo Fiat di «predisporre un Piano Industriale per i prossimi anni che garantisca il mantenimento e lo sviluppo di tutte le realtà produttive italiane dei vari comparti (Auto, veicoli commerciali, macchine agricole, movimento terra, motori, componentistica)». Al governo, che è intervenuto «in ritardo rispetto agli altri Paesi europei» sollecitano provvedimenti immediati per il sostegno al reddito da garantire nella misura dell'80% del salario ai lavoratori coinvolti dalla Cig e a tutte le figure del mondo del lavoro e di estendere la durata della cassa ordinaria«. Fim, Fiom, Uilm e Fismic invitano anche Regioni e associazioni delle imprese «a fare la loro parte».

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