"Da questa sconfitta fiorirà la futura vittoria. 'L'ordine regna a Berlino!'. Stupidi assassini! Il vostro ordine è costruito sulla sabbia. Già domani la rivoluzione si rimetterà in piedi e con un suono di tromba annuncerà, con vostro profondo orrore: 'Ero, sono, sarò!'"
Rosa Luxemburg, il giorno prima di essere catturata e uccisa.

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Per la destra, partigiani e repubblichini sono la stessa cosa



di Bianca Braccitorsi

Sabato 7 febbraio iniziativa promossa dall’ANPI a cui hanno aderito Rifondazione, sindacati e movimenti contro la nuova spirale revisionista. Il disegno di legge 1360 propone un’onoreficenza per fascisti ed antifascisti



ROMA - “La libertà è una bella differenza” è il titolo del manifesto dell’ANPI di Roma e Lazio che convoca, per sabato 7 febbraio alle 10, al teatro Italia (via Bari, 18) una assemblea popolare, alla quale ha aderito anche il Prc con i Giovani Comunisti, sindacati, partiti, movimenti che si richiamano all’antifascismo, per dire NO alla legge 1360 che propone un uguale titolo onorifico e un uguale trattamento pensionistico per i partigiani, i deportati e i fascisti repubblichini alleati e complici dei tedeschi invasori, con i quali gareggiarono in crudeltà.

Primo firmatario è l’on. Lucio Barani, del “Nuovo PSI” aderente al PdL e sindaco di Villafranca in Lunigiana, al quale si deve una lapide che ricorda il passaggio di Mussolini “ospite di questo borgo nel triste gennaio del 1945, quando, reduce dalle retrovie della linea Gotica, si avviava al tragico epilogo della sua vita avventurosa” collocata, alla presenza di Alessandra Mussolini, vicina alle scritte che ricordano il partigiano Nello Olivieri, ucciso in una imboscata da fascisti travestiti e il medico Alberico Benedicenti che nascose, difese e aiutò i partigiani del suo paese. La legge 1360 propone l’assegnazione dell’Ordine del Tricolore come “ atto dovuto verso tutti coloro che, oltre 60 anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della bontà della loro lotta per la rinascita della patria” e si autodefinisce “coerente con la cultura di pace e di pacificazione della nuova Italia”. Con buona pace di quanti, anche da posizioni di sinistra, parlano di “memoria condivisa” dimenticando, oltre allo spirito della nostra Costituzione, una sentenza della Suprema Corte della Cassazione che dichiara la illeggittimità della “Pseudo Repubblica sociale italiana” e quindi “traditori e collaborazionisti col nemico”, i suoi sostenitori.La manifestazione di Roma, con la partecipazione di Massimo Rendina, partigiano combattente e presidente dell’ANPI di Roma e Lazio, Giovanni Salvi, giudice, Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione, Claudio Di Berardino, segretario generale della CGIL Lazio, Sirio Zolea, studente dell’ONDA e Armando Cossutta della presidenza onorario dell’ANPI nazionale, è il primo appuntamento di una campagna per impedire questo ennesimo tentativo di riproporre, blandamente mascherato di modernità, quel fascismo che cittadini e cittadine di questo paese debbono conoscere e combattere, in tutte le sue forme. La partecipazione di massa è il primo segnale da dare.

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