"Da questa sconfitta fiorirà la futura vittoria. 'L'ordine regna a Berlino!'. Stupidi assassini! Il vostro ordine è costruito sulla sabbia. Già domani la rivoluzione si rimetterà in piedi e con un suono di tromba annuncerà, con vostro profondo orrore: 'Ero, sono, sarò!'"
Rosa Luxemburg, il giorno prima di essere catturata e uccisa.

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L'approdo precario di Fava&C: con tutti tranne che con i comunisti

di Kamenev
su Liberazione del 07/02/2009


La riforma elettorale con lo sbarramento al 4% è praticamente cosa fatta. La (presunta) contrarietà di consistenti (?) pezzi del Pd alla riforma voluta da Veltroni e accettata da Berlusconi (e non il contrario…) si è sciolta come neve al sole, alla Camera dei Deputati, dove dopo il tanto "tuonare" dei dalemiani è finito per piovere. E dove tutti si sono messi in riga, eccezion fatta per Parisi e i suoi. Al Senato, settimana prossima, le cose non andranno diversamente: solo due (dicasi: due) "senatori coraggiosi", e cioè Paolo Nerozzi e Vincenzo Vita, esponenti dell'area "A Sinistra", nel Pd, espliciteranno il loro voto contrario. Il resto del Pd capisce (Veltroni). E si adegua. A questo punto, le grandi manovre per come andare alle elezioni - in quel simpatico (?) campo d'Agramante che corrisponde al nome di sinistra radicale - sono già belle che partite. Ma zeppe di contraddizioni.
Fausto Bertinotti, che ne scrive sul manifesto , fa suonare la campanella rilanciando "l'ultimo appello" a (tutta) la sinistra: sarebbe meglio che le elezioni europee non ci fossero, sostiene (e Kamenev - sospirando - gli dà ragione), ma visto che ci sono e che è irrealistico pensare di "saltare un giro" (come chiedeva proprio il manifesto ) non resta che varare «un cartello elettorale di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, che si richiamano alla sinistra e all'idea di un'altra Europa». Insomma, l'idea di Bertinotti è quella di un cartello puramente "difensivo", aperto a tutta la sinistra. Il (piccolo?) problema però è che nessuno è davvero d'accordo con Fausto. Solo i bertinottiani - non a caso a loro piace chiamarsi così - rimasti nel Prc la pensano come lui. E cioè che "anche" i comunisti debbano essere della partita. Da altre parti la pensano molto, ma molto diversamente. Cosa succede, infatti, alla "destra" - se ci si passa l'espressione - del campo d'Agramante della sinistra? Una cosa semplice: i "comunisti" non li vuole nessuno. Con una doppia intervista a Left , sia il leader di Sd Claudio Fava in modo indiretto che la portavoce dei Verdi Grazia Francescato (in modo più che diretto) lo hanno già detto. Le aperture di Fava guardano a ben altre forze politiche: Radicali, con qualche paletto (l'indisponibilità a candidare l'ingombrante leader Marco Pannella), e soprattutto Socialisti. Quelli di Nencini, Boselli e Craxi (Bobo). «Punti di contatto molti, impresa possibile», dice Fava parlando dei Socialisti. E un colloquio avuto con Nencini ieri rafforza la prospettiva: a sentire Nencini, si tratta di costruire una forza «Laica, Riformista e di Sinistra». E i comunisti? Non sono contemplati. Ancora più secca è l'ipotesi della Francescato: «I Verdi assieme ai partiti con la falce e martello? No, mai», dice con soavità mista a durezza sempre a Left .
Del resto, che i Verdi abbiano avuto storicamente - e anche in chiave europea - un'avversione di fondo verso un'alleanza con forze dichiaratamente comuniste è cosa nota da tempo. Certo, negli ultimi anni si erano acconciati a vedersi arruolare nell'area della sinistra radicale, ma con una forte, fortissima, insofferenza del loro zoccolo duro, ecologista e ambientalista "intransigente".
Meno scontata è l'avversione di Fava e di Sd, che in fondo hanno operato una scissione dai Ds quando quel partito decise, assieme alla Margherita, di far nascere il Pd, ma tant'è. Alternativi al Pd - e seriamente, specie sulla base di una radicalità su un tema non da poco come la questione morale - Sd vuole stare a piedi uniti dentro il gruppo del Pse. Molto più facile per loro, dunque, guardare alle forze laiche, socialiste e riformatrici come, appunto, Socialisti e (ma ne sono sicuri?) Radicali, che alle forze comuniste, Prc e Pdci in testa. Senza dire del fatto che, in un non troppo lontano forum svolto con il quotidiano L'Unità , Fava disse senza mezzi termini che non solo il comunismo (ma anche la socialdemocrazia) è nient'altro che «una tradizione politica conclusa».Cosa resta? Resta, appunto, un orizzonte che vede la possibilità di mettere assieme tutti coloro che rifiutano sia la tradizione comunista che quella socialista in un'ottica di innovazione sociale, politica e ideologica che sa tanto di New Labour e molto poco sia di comunismo (ovvio) che di socialismo.
Da questo punto di vista, i conti tornano. Basta superare quisquilie e pinzillacchere come il fatto che i Socialisti (per non dire dei Radicali) si sono dichiarati, negli anni, a favore di tutte le guerre (Afghanistan e Iraq compresi), per l'estensione e non certo per l'abrogazione della legge 30, contrari ad ogni passo e iniziativa autonoma della Cgil non fatta in nome della concertazione, per il libero commercio e la libera iniziativa, senza alcun vincolo, laccio o lacciùolo che fosse, al mercato. Erigere paletti insormontabili a qualsiasi tradizione di ceppo comunista e persino socialdemocratico, può aiutare, forse, a superare la soglia del 4% grazie a un accrocchio (ad ora indistinto, poi si vedrà) ma equivale anche a cancellare qualsiasi idea di Sinistra con la "S" maiuscola. Non si capisce, cioè, come si possa dar vita a una Nuova Sinistra, non solo prescindendo dal contributo di comunisti e socialisti ma anche dicendo loro chiaramente che trattasi di "ospiti non graditi", residui bellici del Novecento. Basta, a fronte di tutto questo, "l'unità dei comunisti", come - si dice - vorrebbero fare Prc e Pdci, convolando a nozze? No, certo che non basta. Neppure Kamenev lo pensa. Resta da chiedersi come si possa dar luogo a qualsivoglia idea di sinistra, nel nostro Paese, prescindendo dalle sue tradizioni teoriche principali, abiurando la propria storia, un lungo passato e molti ideali, compresi vent'anni di Rifondazione. Rifondazione, appunto. Non solo "comunista". Un processo, cioè, "un partire", oseremmo dire, più che "un partito". Almeno così l'avevamo capita, da giovani, quando Rifondazione nacque.
Ma che, a sinistra, e dunque non solo dentro il Pd, ci sia anche chi vuole mettere fuori gioco, e definitivamente, comunisti (e, financo, socialdemocratici) beh, questo appare anche a un bolscevico "di destra" come Kamenev un po' troppo. Possibile che chi ha militato decenni in un partito orgogliosamente comunista e che oggi si appresta a dare vita ad altre formazioni politiche in nome di un'indistinta (e stinta?) Sinistra non abbia nulla da dire, in merito?

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